Per quanto spesso possa essere semplicemente scambiata per un disturbo, l’obesità è stata chiaramente definita dall’OMS – l’Organizzazione Mondiale della Sanità – come una malattia cronica, progressiva e recidivante, nello specifico una “condizione clinica caratterizzata a un eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute”, tanto da posizionarsi al secondo posto tra le cause di morte prevedibili, preceduta soltanto dal fumo.
Abbiamo fatto due chiacchiere in merito con il dr. Antonio Vilardi, medico chirurgo specialista in Chirurgia Generale.
Dottore, quando un paziente può dirsi “obeso”?
Il metodo più frequente consiste nel misurare l’Indice di Massa Corporea (BMI) dell’individuo, ossia calcolare il rapporto tra il suo peso e la sua altezza, al fine di individuare un dato che possa offrire un’utile indicazione sulle sue condizioni di salute. Si può parlare di “obesità” quando il BMI è superiore a 30, di “obesità grave” quando questo valore si attesta sopra a 40. Dunque, anche mediante un semplicissimo esame, è possibile produrre un’immediata diagnosi.
Quali sono le principali malattie che colpiscono chi è interessato da questa condizione patologica?
I soggetti affetti da obesità risultano molto più esposti a numerose patologie a carico dell’apparato circolatorio (ipertensione arteriosa, ictus cerebrale, infarto cardiaco), respiratorio (insufficienza respiratoria), digerente (diabete, calcolosi della colecisti) e, in generale, di altre aree dell’organismo (gotta, dolori articolari, dislipidemie), fino ad arrivare ad una maggiore incidenza di alcune tipologie di tumori (quali quello al colon, alla mammella e all’utero).
Quali i rimedi più efficaci?
Oltre ad un percorso che possa imprimere un netto miglioramento alla propria dieta e la convinzione nell’abbracciare uno stile di vita sano ed equilibrato, un valido strumento per ridurre in breve tempo gli effetti negativi dell’obesità è sottoporsi ad un intervento di chirurgia bariatrica. Possono sottoporvisi tutti i pazienti d’età compresa tra i 18 e i 65 anni e simili operazioni possono agire in due differenti modalità: far sì che si riesca a saziare il proprio appetito con quantitativi minori di cibo senza modificare i processi di digestione e assorbimento oppure andando a ridurre l’assorbimento intestinale con una diretta azione ormonale ed enterormonale.
Quali azioni preliminari sono necessarie prima di sottoporsi all’intervento?
Eseguire una serie di esami di laboratorio, radiologici e strumentali, oltre che, ovviamente, un’adeguata diagnosi proposta da uno specialista competente. Se significativi clinicamente, possono essere richieste successivamente valutazioni di secondo livello – quali la visita pneumologica, spirometria e polisonnografia – o ulteriori indagini cardiologiche.
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Leonardo Binda