Il bianco è forse il colore più difficile da dipingere. Ne sapevano qualcosa gli impressionisti, quando cercavano di catturare sulla tela le tinte naturali della neve. Forse proprio per questo, come tema della nuova mostra del collettivo artistico “In Essere”, è stato scelto: “Della Natura: Il Bianco”. È stata programmata e organizzata al Bar Simposio di Manerbio dal 18 luglio al 28 settembre 2025. Le opere esposte sono dipinti e sculture, uniti dalla comune tinta candida. La sfida è proprio quella di mostrare le varie possibilità espressive del bianco.
Gigi “Bigiai” ha fatto ricorso alla materialità di numerose stringhe bianche che si stringono a formare una maglia, per creare gli “Intrecci d’anime”. Oltre che all’anima, il bianco è convenzionalmente associato alla pace: ecco dunque “Pax” di Luciano Baiguera, un quadrato di tessuto sotto cui traspaiono un quadrato più piccolo e un cerchio centrale, parimenti candidi. L’essenzialità delle figure geometriche crea un simbolo incisivo: i quadrati conferiscono solidità, il cerchio perfezione, a indicare l’ideale della pace universale.
Il bianco, tuttavia, è anche il colore di un volto terrorizzato. Perciò, Giovanna Cremaschini ha realizzato “Bianco come la paura”: una sorta di reinterpretazione dell’ “Urlo” di E. Munch, in cui la figura urlante è totalmente candida e con le braccia levate.
Torna poi la tematica pacifista con altre due opere. Una è “Pace” di Gigi “Bigiai” e Lorenzo Piovani: una scultura in cui pezzi di mobilio, calci di fucili e foderi di spade compongono una torre. Su di essa, è stata issata una bandiera bianca, simbolo che non ha bisogno di essere spiegato. Poi, c’è “Degli innocenti… la pace”, firmata da Luciano Baiguera: più abitini infantili di colore bianco sono stati cuciti insieme a formare uno stendardo con un cuore al centro. Un modo semplice per ricordare chi siano le prime vittime di qualsiasi conflitto.
Lorena Lamagni, con un’accurata tecnica di ritaglio, ha raffigurato un cavallo al galoppo in posizione frontale: un’immagine immediata de “La libertà” che dà il titolo all’opera.
Cristina Brognoli ha giocato col genere della natura morta, creando in tessuto una “Natura morta e risorta”: comuni bottiglie e bicchieri su un tavolo, con un quadretto sullo sfondo, ma tutto quanto in bianco. La tinta (che rimanda alla luce) avvolge quegli oggetti comuni d’un’aura d’immortalità e trasfigurazione.
Ognuno candido, ognuno infallibilmente diverso: i pezzi esposti dai nostri artisti hanno vinto la sfida di mostrare i diversi colori del bianco. E sicuramente quelli che troviamo qui non sono ancora tutti quelli possibili.
Erica Gazzoldi